lunedì 27 maggio 2013

La birra fu inventata da una donna

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Si perde tra storia e leggenda ma sempre di lei si parla: la Birra. Per alcuni amica, cibo, confidente o amante! Online si trovano news, informazioni e curiosità...noi oggi abbiamo deciso di darci alla sua storia!
BUONA LETTURA E...ENJOY!
Non C'era Staff
La storia insegna che la birra è stata inventata da una donna.
Secondo una leggenda, infatti, la birra è nata grazie all’errore e alla sbadataggine di una donna, che dimenticò un piatto di cereali fuori casa; ci fu un temporale, i semi si bagnarono …. e così nacque la birra…

La storia (documetata) della birra, nacque circa nel 4500 a.C., nell’allora ricca e fiorente Mesopotamia:
I Sumeri furono i primi birraioli, e ogni strato sociale aveva diritto a una certa quantità di birra al giorno. Arrivarono poi i Babilonesi, con il famosissimo “Codice di Hammurabi” (1728-1686 a.C.), secondo il quale chi annacquava la birra era condannato a morte (giusto, così si fa!!!). Anche fra gli egizi era una bevanda diffusa, e anche Cleopatra ne beveva e ne donava ai propri Dei. La birra arrivò fino in Grecia e al popolo ebreo (la birra compare anche nella Bibbia), e da molte popolazioni fu considerata addirittura la bevanda di alcuni Dei. La birra si diffuse nel terzo millennio a.C. anche in Cina, dove venne prodotta con altri cereali oltre all’orzo (tra cui, ovviamente, il riso…).
Un popolo molto importante nella storia della birra, senza dubbio fu il popolo Celtico, che bevve fiumi di birra in Gallia, Britannia e Irlanda, prima, dopo e durante le guerre. Per l’Irlanda, addirittura, esiste una leggenda nella quale si narra che il paese conquistò la propria libertà, solo quando l’eroe Mag Meld riuscì a strappare ai perfidi mostri Fornoriani il segreto della fabbricazione della birra, la bevanda che li rendeva immortali (ne dovevano bere veramente tanta di birra per fare certi ragionamenti!!!).
Quando l’arte della fabbricazione della birra entrò anche nei conventi, vennero introdotte delle regole sulla sua produzione e iniziò ad essere utilizzato il luppolo come aromatizzante al posto di tutte le altre varie spezie che venivano utilizzate sino a quel momento.
Nell’anno 1000 nacque la figura del mastro birraio in Germania e nell’Europa settentrionale la birra iniziò ad essere prodotta industrialmente. Nel 1516 venne emanato l’editto sulla purezza, nel quale era presente la codifica definitiva sulla produzione della birra: poteva essere fatta solo con malto d’orzo, luppolo e acqua.
Anche se i mastri birrai erano molto diffusi, preti e suore non rinunciarono certo a questo piacere e consumarono grandi quantità di “birra dei padri” (per i maschietti), e di “birra di convento” per le femminucce). Iniziarono a nascere anche le prime scuole per mastri birrai: la più famosa è quella di Monaco (naturale, no?) che è tuttora in attività. In Inghilterra si diffusero moltissimo i pub e le birrerie, ma era ancora l’unica regione in cui non si utilizzava il luppolo (e ti pareva se gli inglesi non dovevano essere diversi dagli altri…vabbè…). La birrà era talmente diffusa in tutta Europa che inizia ad essere tassata (cattivi, cattivi!!!).
Nel 1620 la birra varcò l’oceano assieme ai Padri pellegrini e giunge sino alle coste americane, mentre in Europa una serie di scoperte cambiò il modo di produrla, facendo in modo di poterla produrre tutto l’anno e di conservarla più a lungo.
Per quanto riguarda la storia italiana, i primi a bere birra furono gli etruschi: la bevanda si chiamava “pevakh”, fatta inizialmente con segale e farro, poi con frumento e miele. I romani preferivano il vino, ma non disdegnavano la “barbara” birra. Con la caduta dei romani e l’invasione barbara, la birra si diffuse sempre più anche nella nostra bella penisola italica. La birra venne bevuta soprattutto dagli uomini, mentre alle donne poteva essere somministrata solo sotto controllo medico.
Nel 1494 si sposarono Massimiliano I d’Asburgo e Bianca Maria Visconti, nipote del duca di Milano Ludovico il Moro che, per festeggiare le nozze, offrì a tutti i milanesi un boccale della schiumosa bevanda (così si fà!!! Birra gratis a tutti!!! Evviva!!).
In Italia, però, non si fabbricava la birra, ma veniva solo importata; fu solo nel 1700 che anche da noi iniziò ad essere prodotta, soprattutto al Nord, grazie anche alla vicinanza e alla dominazione austriaca. Le prime birre erano molto forti e ad alta fermentazione che, purtroppo, venivano annacquate per rendere più accettabile il gusto. Con l’aiuto degli austriaci e dei tedeschi, l’arte della birra migliorò anche in Italia, che pian-pianino divenne sempre più indipendente dagli stranieri, fino ad avere delle fabbriche tutte sue; la prima fabbrica della birra in Italia è stata la “Le Malterie Italiane” di Avezzano (anno 1890).

lunedì 11 marzo 2013

Miglior Birra 2013: ecco la Desmond Badaben



Questo è un tributo dovuto per chi ama la birra, qulle buona, quell vera!
Complimenti ad ARRIGO DE SIMONE! 
Gabriele


MONTESILVANO. È stato il coronamento di un sogno, una sensazione indescrivibile, un risultato più che meritato, per la passione, l’amore e la professionalità messe in campo dal 2009 ad oggi. Così Arrigo De Simone, 48 anni, figlio di Roberto “il tabaccaio”, uno dei personaggi storici della città di Montesilvano, è salito sul tetto d’Italia con la sua birra, la “Desmond Badaben”, riconosciuta come la migliore nell’atteso appuntamento fieristico Rhex, a Rimini, e premiato da una giuria internazionale composta dai migliori beer-taster d’Europa.
Un risultato di prestigio con unanimi complimenti ricevuti dall’Unionbirrai italiana che nella categoria “Italian Kolsh” non ha avuto alcun dubbio ad assegnare il primo premio all’artigiano di qualità che ha rappresentato non solo la sua città, ma l’intera regione Abruzzo. Una birra beverina, molto vicina all’internazionale Pillsner, di aspetto chiaro, brillante con schiuma persistente, di sapore fresco, secco e dissetante, con aroma di luppolo caratteristico, e finale amaro decisamente gradevole.


È possibile descrivere così la birra campione d’Italia, appena 5 gradi, dall’aroma fruttato e leggermente erbaceo, insomma, una birra da bere.
«Sono contentissimo e fiero del risultato», ha subito detto Arrigo De Simone, un passato illustre da giocatore di di pallavolo di serie A, «devo ringraziare per l’ispirazione il mio amico Virgilio Saggese e la numerosa clientela che nel punto vendita di Cavaticchi di Spoltore non ha fatto altro che complimentarsi. Di questa neonata birra ne produciamo già 120 ettolitri ma le richieste continuano ad arrivare ogni giorno dopo l’exploit di Rimini. Con il primo posto della Badaben è stata l’occasione per promuovere anche le altre birre, molto richieste e gettonate, del nostro birrificio artigianale come la Nera, Festival, Caraibi, Rossa, Grano e Bionda, per una linea giovane che ci sta dando delle grosse soddisfazioni con più di 500 ettolitri l’anno prodotti nel rispetto delle tradizioni e, quindi, senza artifici industriali o chimici».
«Nel laboratorio», va avanti De Simone, « il nostro impianto ha un potenziale di mille litri a cotta con camera di cottura a tre tini. Il mosto prodotto viene convogliato direttamente in fermentatori termoregolati prima della confezione in fusti e bottiglie. Il risultato è una birra non filtrata, non pastorizzata e, quindi, cruda dal momento che negli ultimi tempi il prodotto ha perso la maggior parte delle sue caratteristiche organolettiche e nutritive. Ho sempre desiderato fare questo lavoro», spiega De Simone, «tanto che prima del birrificio per otto anni ho fatto la birra in casa. Con il birrificio, invece, le prime uscite promozionali le abbiamo organizzate durante il campionato della Cucina per casalinghe che ci ha fatto conoscere e, a questo punto, ci ha portato davvero fortuna».
FONTE

martedì 5 marzo 2013

La birra della discordia


Chi mi conosce lo sa, amo la birra. Chi mi conosce sa anche però che la birra, quella buona va di pari passo col rispetto, la cultura, l'amore per una bevanda. Ho voluto ripubblicare questo articolo per denunciare questi gesti fatti in preda all' alcool. Ragazzi mi raccomando, bere con moderazione e semopre con la testa sulle spalle! Perchè questi gesti fanno male, a tutti!
Vi aspetto per una birra (senza esagerare!) qui da noi!
Gabriele

LA NAZIONE
"Pisa, 4 marzo 2013 - Movida al cubo in piazza dei Cavalieri sabato notte. Non solo bonghi e bevute ma un vero e proprio raduno di studenti convocati tutti tramite Facebook in una manciata di giorni. Tanti, tantissimi. E piazza dei Cavalieri è diventata un’arena fino alle 5 del mattino. Tra i primi a intervenire dopo la notte insonne sono stati i residenti del Comitato di via Santa Maria. “Chiediamo un intervento da parte delle autorità competenti. Ci risulta — dicono — che il controllo della piazza dei Cavalieri sia stato affidato alla polizia municipale. Evidentemente la scorsa notte tale controllo non è stato effettuato o non è stato efficace».
Poi la proposta: «La piazza deve essere “rioccupata” dai soggetti pubblici e privati in grado di svolgere iniziative compatibili con la sua destinazione a bene culturale. Su modello del protocollo d’intesa sottoscritto in Prefettura nell’autunno scorso, è necessario coinvolgere i rappresentanti dei residenti, la Scuola Normale, la Curia arcivescovile, l’Università, l’Ordine dei Cavalieri di S.Stefano, la Soprintendenza, il Comune, gli studenti universitari e gli altri fruitori della piazza, per realizzare un patto di civile convivenza e un decentramento delle attività di intrattenimento in altre zone della città».
L'invito lanciato via Facebook parlava chiaro: «Riempiamo piazza dei Cavalieri. Presentiamoci tutti lì alle 23.30con in mano una bottiglia di vino, birra, alcool...». E così è stato. Mille studenti o anche di più, arrivati unicamente grazie al tam tam on line della pagina «Spotted: Unipi» aperta meno di un mese fa, hanno davvero riempito la piazza per tutta la notte. Risultano dell’«evento»: un tappeto di sporcizia. Sulle scale della chiesa dei Cavalieri, le scale della Normale, sparsa sulla pavimentazione in pietra nuova di zecca. Ovunque.
Perché in tanti, purtroppo, si sono divertiti non solo a suonare e fare baldoria fino alle 5 del mattino (con buona pace dei residenti) ma anche a frantumare le bottiglie e tutto quel che trovavano per terra. Una notte di «ordinaria follia» testimoniata dalle immagini del dopo-festa scattate nelle prime ore del mattino da passanti, turisti e abitanti della zona. E attenzione: perchè i ragazzi di «Spotted» hanno già lanciato un secondo raduno. «Riempiamo piazza dei Miracoli» (sottotitolo, per fortuna: «Astenersi incivili che potrebbero rovinarla»).
Data ancora top secret. Per ripulire la piazza e portare via i resti dello sballo ci sono voluti quattro uomini di Avr (il global service del Comune per la pulizia delle strade), con l’ausilio di una spazzatrice e due motocarri. Hanno lavorato a lungo raccogliendo vari chili di spazzatura e lavando, con l’utilizzo di una apposita macchina lavastrade, tutta la piazza comprese le scale della chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri.
Ma chi è passato alle 8 del mattino presto dal luogo del raduno ha trovato per terra una verra e propria discarica. Tanto che persino una parte (sana) dei ragazzi di «Spotted» ieri mattina si auto-criticava on line: «A tutti quei dementi che hanno lasciato le bottiglie di birra vuote in piazza. Altro che università, vi manderei a raccogliere i pomodori!» scrive uno studente e i commenti si moltiplicano.
«Alle 8 ho attraversato la Piazza dei Cavalieri per andare in Borgo è non sapevo dove passare — scrive un lettore —; la piazza era disseminata da migliaia di bottiglie di birra spaccate. Il tutto ad opera dei cosiddetti studenti che si riuniscono a migliaia in piazza infischiandosi di tutto. E’ necessario porre fine a questo scempio.Bloccare e identificare tutti: studenti e venditori abusivi di alcol».
«Fatti come quello di stanotte — commenta Mariagrazia Ghlerardoni, presidente del comitato Vivi la piazza e consigliera del Ctp 6 — ci fanno capire che è poco quello che si sta facendo e quel poco forse è fatto male. Da anni chiediamo la ristrutturazione del corpo di polizia Municipale (corpo al quale è demandato il controllo della piazza de Cavalieri), da tempo aspettiamo che i consiglieri comunali mettano in discussione il rinnovo del regolamento di polizia municipale scaduto da decenni, da tempo cerchiamo di far capire all’amministrazione cittadina che la gente non ne può piu. Vogliamo una città diversa, viva e vivibile davvero per tutti»"

martedì 26 febbraio 2013

IO VOTO BIRRA! Le elezioni 2013 a tema birra!



Il voto si sa, è segreto. Queste lezioni sono andate (no comment) ma una cosa buona si è ottenuta: la birra è stata protagonista! Come? Eccolo spiegato in questo articolo trovato in rete qualche giorno fa: a tema birra e elezioni!
PS. 
Quando si dice che le elezioni fanno girare la testa! 
Gabriele - Non C'era Brasserie
"Mentre la data delle prossime elezioni politiche si avvicina inesorabilmente – col problema che molti di noi in quel fine settimana saranno a Rimini – è da qualche tempo che un nuovo attore ha fatto il suo ingresso nel ring della campagna elettorale. Non stiamo parlando dell’ennesimo candidato premier, ma della nostra amata bevanda, che senza alcun preavviso è diventata protagonista di dichiarazioni, celebrazioni e spot in qualche modo legati alla politica italiana. Perché questo sia accaduto non è facile spiegarlo, sicuramente alla base c’è una rivalutazione della birra: non più demonizzata dall’opinione pubblica, piuttosto elemento importante delle abitudini degli italiani. Ma andiamo con ordine…
In tempi recenti la prima “invasione” della birra nella politica (o viceversa) è arrivata con Pierluigi Bersani, fotografato in due diverse occasioni presso uno dei suoi locali preferiti: l’Open Baladin di Roma. La prima volta venne immortalato mentre rifiniva il proprio discorso in compagnia semplicemente di un bicchiere di birra, la seconda quando utilizzò la sala interrata del locale capitolino perfesteggiare la propria vittoria alle primarie (con tanto di foto dietro al bancone mentre era intento a spillare). La predilezione di Bersani per i prodotti artigianali attirò la curiosità di tanti appassionati e in alcuni casi solleticò le opinioni dei commentatori politici. Qualcuno cominciò a capire che la tradizionale idea di birra andava riconsiderata.
Più o meno nello stesso periodo un altro esponente del PD, Nicola Zingaretti, esprimeva il suo interesse nei confronti dei birrifici artigianali, affermando la necessità di supportare queste piccole aziende in un momento di crescita del relativo settore. Ma l’ingresso prepotente della birra nel panorama delle prossime elezioni è arrivato attraverso le campagne pubblicitarie di due grandi marchi brassicoli: Ceres e Bavaria.
ceresLa prima sicuramente non sarà passata inosservata ai più, visto che tra l’altro ha goduto di una diffusione capillare su diversi canali pubblicitari. Lo slogan di Ceres si riferisce in modo esplicito alle prossime consultazioni elettorali: “24 e 25 febbraio – Prima si vota, poi si beve. Non come le altre volte”. E più sotto il payoff “L’Italia ha bisogno di eroi”, prima di un “Don’t drink and vote” che ironicamente scimmiotta – o almeno spero – analoghi inviti alla guida sicura.
La campagna di Ceres ha colto nel segno, riuscendo a far parlare di sé pubblicitari, commentatori politici e semplici cittadini. In particolare ha colpito la contestualizzazione con un importante evento d’attualità, per di più “sacro” come quello delle elezioni. Il cambio di prospettiva dell’opinione pubblica rispetto alla birra ha permesso a Ceres di creare un legame irriverente con due concetti originariamente agli antipodi. L’impegno richiesto dalla scelta elettorale è in contrapposizione con la leggerezza e il disimpegno della birra, tuttavia il linguaggio ironico scelto – che immancabilmente strizza l’occhio ai giovani – ha contribuito a una campagna di successo, che procede sul filo di lana ma che per questo risulta vincente. L’uomo comune pensa: “Cosa c’entra la birra con le elezioni?” e questa domanda lo costringe a riconsiderare l’idea di birra nelle abitudini dei (giovani) italiani.
bavariaLa stessa contestualizzazione, iconograficamente ancora più diretta, è stata scelta dai pubblicitari diBavaria. Si tratta di una campagna molto più semplice, ma non meno efficace. Due gli slogan scelti, entrambi ironici e irriverenti: “- Tasse + Casse” e “Vuota Bavaria”, quest’ultimo accompagnato dalla classica X posta sul “simbolo elettorale” del marchio olandese. La campagna in questione offre meno connotazioni rispetto a quella di Ceres, ma lo stretto legame tra birra ed elezioni viene confermato pienamente.
La direzione inaugurata da Bersani e poi confermata dalle campagne dei marchi birrari – pur con le differenze qualitative dei rispettivi prodotti – ha trovato successivamente nuovi riscontri. La forza informale e aggregante della birra comincia a essere percepita anche da alcuni esponenti politici, dopo che dall’altra parte dell’Oceano un certoBarack Obama l’ha trasformata nel filo conduttore della sua campagna elettorale. La nostra bevanda diventa anche il mezzo per sembrare più umani e strizzare l’occhio agli elettori: ne sa qualcosa l’ex premier Mario Monti, che in una recente intervista con Daria Bignardi ha svestito i panni dell’automa “crozziano” grazie a un cagnolino e a una birra.
monti birraLa birra diventa strategica anche a livelli più bassi. Ad esempio Liliana Ventricelli (candidata alla Camera per il PD) lo scorso 10 febbraio ha proposto un incontro con i suoi elettori presso un pub di Cerignola (FG), chiaramente con birra al seguito.
E infine la birra è entrata persino nei programmi elettorali, anche se questo passaggio è avvenuto nella maniera peggiore. Molti di voi ricorderanno infatti le dichiarazioni di Berlusconi di fine 2012, quando dichiarò che alcuni fondi necessari a compensare l’abolizione dell’IMU sarebbero arrivati dalla tassazione di birra e alcolici. Una soluzione che se non sbaglio non è stata confermata in seguito (probabilmente per la sua impopolarità), ma che ragionevolmente potrebbe tornare di moda nel caso in cui la coalizione di centro-destra dovesse rivincere le elezioni.
In ogni caso la certezza è che mai come in questa occasione la birra si ritrova intrecciata con le elezioni politiche italiane. Sembra assurdo che due concetti così lontani abbiano trovato il modo di avanzare a braccetto, come dimostrato dalla campagna Ceres. Ma evidentemente il motivo è in una rinnovata immagine della birra, che è sempre più vista come parte integrante delle abitudini di consumo e socializzazione degli italianiI dati degli ultimi anni sembrano confermare questo fenomeno, che ormai l’opinione pubblica pare aver metabolizzato in pieno."
FONTE

giovedì 14 febbraio 2013

Birra mon amour...a San Valentino!



In rete si trovano articoli, a volte interessanti, a volte irriverenti, a volte utili! Oggi 14 Febbraio ci ha colpito questo articolo a tema birra! BUON SAN VALENTINO A TUTTI!
Lo staff (che) Non C'era
"Disclaimer: questo articolo è scritto al maschile, genere di cui più o meno faccio parte. Non vuole essere sessista o discriminante, quindi care lettrici volgetelo al femminile, perché anche voi oggi, magari, soffrite.
Lo ammetto: sono uno di quelli che quando pensa a San Valentino pensa alla nota strage di mafia del 1929 piuttosto che a quella roba lì dei baciperugina. Nonostante questo oggi voglio pensare alla categoria che soffre di più questo giorno: coloro che feriti ed amareggiati cercano conforto ed oblio in una birra, perché “anestetizzati da una stronza” (cit).
La birra italiana scelta per dimenticare è la Draco del Birrificio Montegioco: risultato garantito anche dalle vittime, illustri o meno, che ha mietuto negli anni; alcuni sono stati anche recidivi!
E’ un barleywine atipico: prodotto con aggiunta di sciroppo di mirtilli in fermentazione è una birra potente e complessa ma dalla incredibile facilità di bevuta. Gli 11% sono completamente mascherati e la birra tiene compagnia nei bicchieri fino al definitivo, e spesso repentino, spegnimento del bevitore. Birra ideale da dimenticare in cantina, col passare degli anni assume rotondità e complessità ancora maggiori.
Dose consigliata: sopra al litro va bevuta direttamente a letto, già in pigiama.
La birra belga ideale per non pensare e dimenticare è la Dulle Teve del birrificio De Dolle. Il nome significa letterelamente “cagna pazza”, e avete già capito tutto. Nel brassare questa Belgian Strong Ale, o Triple come viene definita per il mercato USA, viene fatto largo uso di zucchero candito che ne aumenta la gradazione e garantisce l’effetto-bastonata. Ha tutto quello che vi aspettate da una birra belga di alto tenore alcoolico: di color aranciato è molto secca con un buon taglio d’amaro che invita ad un altro sorso, finchè ce la si fa… In più è fatta da dio, letteralmente.
Dose consigliata: già la seconda bottiglia è dura, poi è tutta discesa. Il mal di testa di domani ci ricorderà che siamo nati per soffrire.
La birra tedesca ideale per questa giornata è la Tiberator di Gänstaller-Bräu, piccolo birrificio della Franconia ma di qualità elevatissima. Questa birra è una Doppelbock, e dato che bock è il caprone, avete capito che le corna un po’ c’entrano…
Questa lager molto forte si presenta poco carbonata e vellutata in bocca, con note dolci di miele e leggero caramello, molto poco amara e con un finale secco che maschera l’alcolicità e invita alla bevuta. Una qualsiasi Doppelbock potrebbe fare lo stesso effetto, ma con meno piacere.
Dose consigliata: un paio di mass (boccali da un litro) e via per il Nirvana.
Concludo con una birra americana, molto diversa per stile e tipologia dalle precedenti: la Older Viscosity di Port Brewing. Perchè, anche se si vuole cadere nell’oblio, è meglio farlo con classe, e questa birra ne ha a palate. E io questa birra la amo! E’ una muscolare e deliziosa birra scura invecchiata 6 mesi in botti di Bourbon (Heaven Hill Distillery). Più dolce di una Imperial Stout, più “caffettosa” di un barleywine, più etilica di una Strong Ale, la Older Viscosity ha un segreto inconfessabile: l’equilibrio. Come Cassius Clay picchia forte ma danza ed è bella da vedere, come Halle Berry; vi farà assaporare un po’ di gioia che si diluirà in un etilico che non perdona.
Dose consigliata: una è anche troppa, ma ti porta del paradiso etilico. Non sprecatela per la stronza di cui sopra, tenetela in cantina per condividerla con “quella giusta”.
Alla fine siamo tutti un po’ romantici, quando scendiamo in cantina."
FONTE
E voi, quali birre volete per il vostro San Valentino?